Gli Anni Rubati

Si vuole raccontare senza alcuna presunzione, attraverso uno “Spettacolo – Studio”, lo spaventoso massacro subito dagli ebrei durante il periodo dell’ invasione tedesca nei Paesi Europei.

Nella narrazione, emerge il travaglio psicologico di una adolescente, costretta a vivere per due anni, nascosta in una soffitta, dove la scuola, gli amici, i giochi, le feste, il vivere quotidiano, non erano per lei che dei piacevoli ricordi. Privata di ogni cosa, confida la sua solitudine soltanto a “Kitti” il suo diario.

A rendere ancora più intensa e drammatica la segregazione di AnnPaola Munzi Gli Anni Rubati Teatro dei Marsi 27 Gennaio 2015a, era l’incessante e sconvolgente susseguirsi di tragiche notizie provenienti dall’ esterno, sulle atrocità commesse dai nazisti: umiliazioni, torture, esperimenti su cavie umane, campi di lavoro, camere a gas, forni crematori, campi di sterminio, orrore e crudeltà .

Questa è la storia sconvolgente ed incredibile della Shoah.

Abbiamo avuto modo di conoscere personalmente alcuni deportati ebrei sopravvissuti alla Shoah, grazie all’ ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati).

Ci hanno raccontato le loro storie, abbiamo toccato le loro sensazioni, le loro emozioni, abbiamo pianto e riso con loro, ci hanno fatto sentire…il rumore dei ricordi ancora vivi e fortemente presenti dentro di loro.

Giuseppe Morgante Gli Anni Rubati Teatro dei Marsi 27 Gennaio 2015

Ed è proprio attraverso parte di queste testimonianze, di memorie narrate e proiezioni di immagini, utilizzate per questo lavoro, che si intende risvegliare nelle nuove generazioni una sensibilità  nuova che consenta loro di opporsi fermamente al riacutizzarsi di violenti episodi di matrice antiebraica e di razzismo in genere ai quali assistiamo ancora oggi.

A cura di

* Si ringrazia l’Associazione Nazionale Ebrei ex deportati per le testimonianze e i materiali forniti.

Scarica la brochure dello spettacolo “Gli Anni rubati”.

 

Commenti e recensioni

  1. Nov 8th, 2010 :

    Io c’ero. E tanti con me. Ma dovevate esserci quel giorno. Il giorno in cui Gli anni rubati della TAMS sono approdati al Castello Orsini di Avezzano con il loro carico di memoria e di dolore.

    Un allestimento scenico nel quale immagini, parole e musica sapientemente raccordate tra di loro, raccontano lo sconvolgente spaccato della storia europea segnata dagli orrori nazisti con al centro la sofferta esperienza di Anna Frank, tenera adolescente ebrea, che dal suo nido-prigione tramanda all’umanità  la lacerante narrazione di due anni vissuti nel terrore col solo conforto della speranza.

    Dovevate esserci – ripeto – perchè, attraverso il diario della piccola Anna che si fa teatro, molti, specialmente giovani, avrebbero conosciute pagine di una infamia che, dilagando per l’Europa, ha toccato anche l’Italia, l’Abruzzo, la Marsica: basti citare Marzabotto, Pietransieri, Capistrello. Sono questi santuari laici del dolore che, testimoniando i massacri, si aggiungono alla memoria di Anna Frank e alle sue pagine patite giorno dopo giorni in un mondo che sembrava chiuso alle ragioni per cui l’umanità esiste.

    La costruzione e il ritmo del testo, fusi nella regia di Paola Munzi, danno subito il senso di una narrazione scenica di penetrante coinvolgimento. A dilatare l’emozione del racconto per immagini e parole, sono le musiche originali di Giuseppe Morgante Si avverte subito come il sentimento della partecipazione emotiva è elevato al massimo.

    Andrea Di Girolamo, invece, con una accorta gestione degli effetti fonici e del gioco delle luci, fanno della rappresentazione – se è possibile dirlo così- è uno spettacolo di dolente godibilità.

    L’auspicio è che una pagina così evocativa della drammatica storia europea del secolo scorso, non rimanga confinata nelle suggestioni, pur legittime, di quanto riconducibile alla Giornata della Memoria.

    La memoria è un sentimento che ci induce non a regredire dal presente al passato, ma a progredire dal presente al futuro utilizzando responsabilmente la lezione della storia.

    Per questo, una accorta, sensibile, partecipata gestione di questa lodevole produzione teatrale – che ingloba scena e memoria, stimolo alla meditazione e sprono alla presa di coscienza – va fatta transitare per i circuiti culturali, nelle scuole, nei sodalizi associativi impegnando, in uno stretto rapporto di collaborazione, istituzioni e libere organizzazioni di cittadini.

    Questo non solo per tener viva la memoria sulle scelleratezze maturate nell’ambito del delirio di potenza del nazismo, ma anche perchè siano emarginati, e stroncati sul nascere, i ricorrenti e perniciosi tentativi negazionisti e revisionisti dentro i quali è sempre attivo il virus della malapianta fascista e nazista.

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